At gloria et Honore
introduzione di Francesco Cito
Accade che giungendo a Ferrara, l ’ultima domenica di maggio, si senta il rullare dei tamburi, un ritmo continuo, dettato da tamburini che si sono esercitati nelle lunghe notti solitarie nelle strade di periferia della città, per non disturbare il sonno della gente operosa, che come ogni mattina si reca al lavoro.
Chissà se quella stessa gente, la quale abita abita gli antichi rioni e i borghi abbia a sua volta un forte legame con questo Palio che di certo non ha la notorietà di quello meno antico, che è il Palio di Siena.
Io stesso non ne conoscevo l’esistenza, o forse ne avevo sentito parlare, ma mai visto, né vissuto. Forse in me cova quel legame che mi vede a Siena, sempre quando in onore della Madonna di Provenzano a luglio, e poi quella dell’Assunta in Agosto mi impedisce di cercare altrove quelle stesse emozioni, di cui ormai a distanza di anni mi portano ancor di più a legarmi ai colori, soprattutto il blu della mia contrada, da me mai tradita.
La Nobile Contrada del Nicchio.
Accade poi, che un giorno casualmente, lontano dai rulli dei tamburi, dai vessilli che svettano, e le bandiere con i colori delle contrade, che eseguono le loro danze frenetiche, sventolando libere nel vento, nel loro rituale, la dove si avvicinano e si allontanano come amanti in una relazione turbolenta, il mio incontro con Davide Occhilupo.
Davide mi racconta di questo suo impegno, in cui il suo solo obiettivo è raccontare il Palio di Ferrara, le sue otto contrade e dei loro campioni.
Ogni uno di essi ne veste i colori di appartenenza, e che per quei colori, come in quella di Siena, si affronteranno in una complessa gara, nella Piazza Ariostea, in quello che è definito il Palio più antico del mondo, risalente a quel lontano 1259, instaurato per festeggiare Azzo VII “Novello d’Este” e le sue vittorie militaresche.
Da quella storica data, molti aspetti di quell'antico Palio, sono mutati, si è anche smesso di correrlo due volte l’anno, quando con esso si celebrava San Giorgio in aprile, e poi L’Assunta in agosto.
Cimentarsi con una realtà come quella odierna, in cui Davide Occhilupo, ha visto in questa manifestazione la via per esprimere la sua fotografia, quasi come a voler rendere omaggio a questa stupenda città che è Ferrara, sua nuova residenza, non è un’operazione facile, soprattutto quando gli innumerevoli aspetti, hanno le loro dinamiche non sempre agevoli da impressionare sulla pellicola fotografica, o anche in tempi più vicini ai nostri giorni, su di un supporto digitale. Nell’un caso o nell’altro, attraverso le foto a me mostrate da Davide, e dal racconto da lui fattomi, posso quasi affermare di aver vissuto io stesso, questo antico rituale, portandomi a conoscenza, ahimè io ignaro, di una realtà che fa parte della storia di un popolo, e anche se il rullo dei tamburi può distogliere il sonno, io sarei più propenso, a che quel rullare costante e a volte cupo, avvenisse tra le vecchie mura della città, il luogo, il più naturale, ove riportare l’antica storia, e non certamente a far pratica lungo una strada deserta o in un buio parcheggio di periferia.
Il lavoro, credo sarà anche lungo, prima che Davide possa ritenersi soddisfatto per ciò che con abnegazione ha già iniziato. Mi auguro che un giorno non troppo lontano, le sue riprese avvengano soprattutto fra le mura delle antiche contrade, di una meravigliosa città che ha fatto la storia, una storia voluta dagli Este i quali ne fecero un gioiello nel mondo rinascimentale, e che Davide possa lungo le antiche strade riprendere tutti i colori della festa, come un tempo fu, anche se la sua fotografia in bianco/nero, racconta ciò che i più non conoscono, così come lo era per me nella mia ignoranza.
Otto cavalli aspettano al canape, e Davide sarà senz'altro li a raccontarne i momenti salienti, oggi, domani e ancora oltre, perché ogni lavoro che si rispetti, diventa passione.
A Davide non manca quella passione, ottenendo il mio plauso, anche per quello che sarà il suo futuro, e con le foto che egli sarà in grado di realizzare per raccontare il continuo di una storia antica.
© Francesco Cito












(Un sentito ringraziamento al Rione Santa Maria in Vado e a tutti i suoi contradaioli che mi hanno accolto a braccia aperte facendomi sentire subito uno di loro )
