Fuoco Nascosto
"Fuoco Nascosto" celebra un processo antico la cui origine si perde nella notte dei tempi.
Fin dall'antichità il fuoco permetteva di trasformare una materia in un altra, permetteva all'uomo di modellare la stessa a suo piacimento, inserendolo nella sfera sacra della creazione.
Figure come quelle del vasaio o del fabbro divennero "signori del fuoco", esseri misteriosi, il cui potere portava all'emarginazione.
Nell'alto medioevo un'altra figura si affiancò a quelle già citate, il Carbonaio.
A differenza del vasaio o del fabbro il carbonaio faveva uso del fuoco ma questo non era visibile allo sguardo altrui.
L'arte del carbone veniva praticata nella stagione fredda, quando la vegetazione era ferma ma a volte, a causa del rigore invernale e della neve, in alcune zone questa attività veniva svolta in primavera o anche in estate.
Questa tecnica richiedeva precisione, doveva tener conto non solo della geometria nella costruzione della carbonaia, ma anche delle condizioni metereologiche.
Il primo passo era la creazione della “piazza” per la cottura del carbone, un piano di terreno circolare senza pendenze, posto solitamente nei pressi dei sentieri per agevolare il trasporto della legna e del carbone prodotto e vicino a rigagnoli d'acqua poichè in caso di incendio si poteva evitare il propagasi delle fiamme.
Terminata la spianatura della piazza, il carbonaio creava il camino della carbonaia, intorno a questo si cominciava ad accumulare la legna ponendo i pezzi più grossi in basso e quelli più fini in alto e così si procedeva fino a riempire tutto lo spazio a disposizione.
Si preparavano le “pellicce”, zolle erbose che venivano poste nella porzione inferiore della carbonaia con la parte terrosa verso l’esterno, si raccoglievano foglie umide da porre nella parte alta e poi si ricopriva il tutto con terra molto fina, lasciando aperta la bocca del camino nella quale si accendeva il fuoco.
Via via che la legna bruciava e la brace cadeva in fondo al camino, il carbonaio la rimboccava con legna tagliata.
Con un bastone appuntito si aprivano alcuni buchi per la fuoriuscita del fumo nella parte alta della carbonaia, durante il processo di cottura, sempre sorvegliato dal carbonaio, il fuoco piano piano trasformava la legna in carbone.
Era un processo molto delicato perché se il fumo non usciva regolarmente la carbonaia si surriscaldava e prendeva fuoco.
La presenza del carbonaio accanto alla carbonaia era costante, il processo di carbonizzazione richiedeva una sorveglianza continua ciò si traduceva in notti trascorse all’aperto, sguardo fisso sulla carbonaia e il naso pronto a percepire ogni sfumatura dell’odore del legno.
Dal colore del fumo il carbonaio capiva se dare o togliere aria alla carbonaia finché la legna perdeva tutta la sua umidità ed era il momento in cui si ricompattavano le crepe che si formavano nella pelliccia riarsa.
A cottura finita la carbonaia veniva fatta raffereddare, a distanza di giorni la si apriva per raccogliere il carbone, con l’utilizzo dei rastrelli. Il carbone prodotto veniva infine insacchettato e affidato ai vetturini che provvedevano al trasporto e alle consegne.
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